ARALDICA Scienza ausiliaria della storia che ha origine in Germania, l’Araldica riveste particolare importanza per il periodo dal Medioevo all’Età moderna, ma è ancora attuale, come afferma Fabrizio di Montauto nel suo manuale di Araldica edito da Polistampa nel 1999 . L’Araldica è la disciplina degli Araldi, come ricorda Goffredo di Crollalanza nell’Enciclopedia Araldico Cavalleresca ristampata da Forni nel 1999, tra cui segnala tra i più rappresentativi il Ménéstrier, il Cartari, Wulson de la Colombière e Marcantonio Ginanni un grande archeologo, araldista, perfetto blasonatore e compilatore, riassunse l’araldica ed il blasone con queste parole: “Tutta quest’arte ossia scienza del Blasone è la cognizione di tutto ciò che spetta all’arme, ed alle leggi e regolamenti di essa, che consiste: Nel Campo dell’Arme, nelle Figure, che le compongono, nella disposizione di esse figure, negli smalti o colori loro, e negli ornamenti esteriori, che accompagnano le Armi. Da tutte queste cose, che sono Figure araldiche, vien composto il Blasone”. L’Araldica, quindi, studia gli stemmi, termine talvolta sostituito da “arma o arme” al singolare ed “armi” al plurale. La descrizione degli Stemmi, compito degli Araldi o Araldisti, è detta “blasonatura”. Gli Araldi  dovevano conoscere tutte le usanze e tutte le leggi che regolavano le armi gentilizie, studiare i diritti della nobiltà, l’antichità delle famiglie, le insegne e le livree che le distinguevano, impedire l’usurpazione dei titoli ed osservare il mantenimento delle prerogative dei gentiluomini. Conservavano i registri genealogici e gli armorali. Blasonavano le armi dei cavalieri. Unici giudici competenti in fatto di blasone, stabilivano le leggi cui le armi dovevano andar soggette, regolavano le figure che ciascuna famiglia poteva e doveva portare e riconoscevano la regolarità delle prove genealogiche e dei titoli acquisiti. Ragion per cui l’Araldica è l’arte che  compone le divisioni dello scudo, immagina esseri fantastici, scruta nella mitologia, nella storia, nell’archeologia, nelle matematiche, nelle scienze fisiche, nel costume dei popoli per trarne figure ed insegne, e traccia con segni emblematici sugli scudi delle famiglie, delle città e delle nazioni le vicende, l’appellazione, i titoli e le particolarità di esse, mediante un mezzo ausiliario della storia conosciuto da tutti, il simbolo. Nel Medioevo, le armi furono d’iniziativa privata e non di concessione sovrana se non per quei simboli e segni prettamente spettanti alle Case Sovrane, come l’aquila imperiale, i fiordalisi di Francia, i leopardi d’Inghilterra, i pali d’Aragona, il Capo d’Angiò ecc. Tra le famiglie per distinguere dal ramo principale i rami secondari della famiglia, veniva introdotta le cosiddetta “brisura”, ossia pezza araldica, come pure aggiunte figure o variati smalti per ricordare le imprese, senza bisogno di particolari concessioni.  Il contenuto delle Armi è variato nel tempo, quelle più antiche sono le più semplici: dei troncati, trinciati o tagliati, partiti, e raramente contengono figure. Usualmente, poi, presentano il colore nella parte superiore e il metallo in quella inferiore, probabilmente per l’uso primitivo di sormontare lo scudo (metallo) con un panno di colore. Riguardo alle armi agalmoniche e in particolare quelle parlanti le armi più semplici, con figure singole o poco numerose e ben delineate, sono le migliori e prevalgono a Venezia, Firenze e Siena. Lo studio delle armi comprende lo scudo e i suoi ornamenti, che sono l’elmo, corona, cimiero, lambrecchini, sostegni, tenenti ecc., ma principalmente il contenuto dello scudo: campo, smalti, partizioni, figure o pezze araldiche, figure ordinarie e linee di contorno.  SCIENZA DELLA STORIA ARALDICA ECCLESIASTICA L'araldica ecclesiastica è quella particolare branca dell'araldica che si occupa degli stemmi degli ecclesiastici, in particolar modo di quelli appartenenti alla Chiesa cattolica. Ad esclusione dello stemma del Papa, sormontato dal Triregno, la speciale triplice corona a cupola che rappresenta la sua reggenza sulla Chiesa universale, per gli altri stemmi ecclesiastici l'elemento prevalente è fornito dal galero, cioè il cappello ecclesiastico, posto come ornamento dello scudo, più che come figura presente nello stemma. Il galero infatti è utilizzato come elemento identificativo della gerarchia ecclesiastica e consente l'immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma. Anzitutto vi è il colore del galero, che identifica l'ordine di appartenenza: rosso per i cardinali, verde per i vescovi, paonazzo per i monsignori e nero per i presbiteri. In secondo luogo il galero è sempre corredato di due cordoni che scendono ai lati dello scudo e da cui pende un numero variabile di nappe: il numero delle nappe identifica la posizione gerarchica. I cordoni sono totalmente del colore delle rispettive nappe tranne che per i cappellani reali e militari, che li hanno intrecciati d'oro, e per i cappellani delle altre istituzioni statali, che li hanno intrecciati d'argento.